venerdì 30 giugno 2023

Un solo arcobaleno va ricordato

 

                                             

Il mio cuore immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà fino a Dio.
(Parole della Beata Vergine Maria dette a Lucia il 13 giugno 1917 alla Cova da Iria)


L'Antico Serpente ha decretato, per mezzo dei suoi consapevoli e inconsapevoli paladini iridati della libertà assoluta del dire, fare e pensare a scapito della libertà altrui e contro la Monarchia Celeste, che il mese di giugno sia il mese dell'orgoglio.
Per il mese del pregiudizio c'è d'attendere, ma non molto.
Difatti, seguendo l'inversione anticristica, questo mese è, per i fedeli cattolici,  quello dedicato ai Sacri Cuori di Gesù e Maria.
Il combattimento spirituale è sotto gli occhi di chiunque lo voglia riconoscere, evidente, pugna che invita allo schieramento o all'indifferenza.
L'Angelo del Portogallo che comparve ai tre pastorelli di Fatima l'anno precedente alle apparizioni della Madonna del Rosario, come Ella si qualificò, insegnò loro una preghiera di riparazione delle offese al SS. Sacramento, gliela declamò prostrandosi egli stesso con la faccia a terra. Tra le offese meno gradite a Dio vi è proprio l'indifferenza nei confronti di suo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo presente nel pane vivo, conservato in tutti i tabernacoli del mondo.
Il primo di questi meravigliosi scrigni è il Cuore Immacolato di Maria, e, per estensione, se siamo indifferenti al cuore del Figlio, lo saremo anche a quello della Madre. Due Santi Cuori indissolubilmente legati, espressione della perfetta umiltà offerta a Dio per la nostra Redenzione che si espresse mirabilmente e ineffabilmente nel "sì" all'Incarnazione di Lei e nel "sì" alla Passione di Lui.
L'unico arcobaleno che val la pena ricordare, è quello che sancì la prima alleanza tra Dio e gli uomini dopo il diluvio universale, prodromo dell'Arca Sacra e di Maria Beata tra tutte le donne, ponte tra Cielo e terra come Ella rivelò, per tutti noi, alla piccola Lucia.

♱ servo inutile♱






mercoledì 28 giugno 2023

Chiese affittate come balere

 





La mia casa sarà chiamata casa di preghiera
(Matteo 21,13)

Capita sempre più spesso di assistere alla realizzazione di concerti e spettacoli all'interno delle chiese. La maggior parte delle iniziative riguardano proposte che nulla hanno a che vedere con la cristianità o addirittura, nel peggiore dei casi, sono espressione di ideali anticattolici.
Il tutto con il benestare di parroci, curie e arcivescovadi.
In una società dove cultura e arte vengono sempre più marginalizzate e le sale da concerto, nonché auditorium e teatri, sono appannaggio delle solite congreghe con tessera fucsia rosé in tasca, è comprensibile immaginare il bisogno del povero "esercito di riserva" di trovare asilo, talvolta contraddicendo le proprie posizioni atee o agnostiche.
La differenza salta subito all'occhio.
Impensabile anche solo immaginare la stessa pratica permessa in una sinagoga o in moschea.
Il liberalismo post conciliare ha prodotto anche questo: il sacro luogo "affittato" e alla mercé del capriccio, come una qualsiasi balera, dove, anziché inginocchiarsi, si sgomita per un posto più comodo e con la vista migliore, magari di fianco al Santo Tabernacolo, custodia e prigione di Gesù Eucarestia.


                                                             Marcusenor

lunedì 26 giugno 2023

Vorrei... un Dio più sostenibile

 

                                                



Che cosa sono io senza di Te se non la guida di me stesso verso l’abisso.
(S.Agostino - Confessioni, l. IV, 1-1)



(…) e nella gloria verrà a giudicare i vivi e i morti.
Il timor di Dio è una parafrasi ansiogena e ci si è affrettati a mutilarne la sostanza secondo un soggettivismo nevrotico che mal sopporta la via del pentimento, l’esperienza catartica del disprezzo di sé per i mali commessi, il desiderio di espiazione quale anticipatoria ammissione di responsabilità che non teme il castigo divino, anzi anela alla riparazione.
Atteggiamento duro, non certo giansenista, semplicemente: principio fondante dell’umiltà che evita il peccare, l’errare ripetuto sotto pena d’essere una diabolica perseveranza, quando si desidera sfidare la legge morale, dichiarandosi anarchici distruttori di qualsivoglia sottomissione alla corte celeste.
Negare il male e il Maligno.
Accettare acriticamente il riduzionismo simbolico della cattiveria umana, come semplice etologia deviata del mammifero uomo sorto dai gorghi del brodo primordiale.
Giudicare immaturo gran parte del deposito della fede cattolica.
Tirare per l’aureola i vecchi santi, cattivi maestri di una superata Teologia della Sofferenza. Rimettersi, invece, alle neosantificazioni politiche che insegnano la via della crescita del neocatecumeno quale prodotto sincretico di eresia e autoassoluzione.
L’imperfezione non è mai stata così perfetta.
Un Dio più sostenibile è finalmente alla portata del nuovo ecocentrismo egotantrico, un Dio tutta bontà e misericordia, un passivo perdonatore, così buono da esser fesso, così buono da essere ingiusto.


♱ servo inutile♱

mercoledì 21 giugno 2023

La ressa in Duomo per un uomo… il deserto domenicale per Cristo

 

                                           



A chi potrai essere paragonato per la tua grandezza?
(Ezechiele 31,1)


Osservo le gremite navate del Duomo di Milano, ascolto un’omelia che almeno rimanda tutto al giudizio e al compimento divino.
Non spetta né a me, né ad altri, giudicare il cavaliere ritornato alla polvere, secondo la sacrosanta legge della livella del Marchese Antonio De Curtis.
Soltanto, mi rendo conto che sono ancora attuali le parole del santo di Pietrelcina: “ Se la gente capisse il valore di una Messa, ci sarebbe la ressa alla porta delle Chiese per poter entrare!”
Tutti comprendono il valore o disvalore di una creatura fallace, destinata prima o poi alla caduta, se il suo libero arbitrio, in armonia con la volontà divina e la grazia, non lo toccano nel profondo.
Pochissimi capiscono quanto sia fondamentale, in ogni chiesa del mondo, entrare per visitare in silente adorazione Gesù Eucaristia e Amore, segregato fino al sacrificio dell’altare che si compie migliaia di volte ad ogni apparente rotazione solare.
Bandisco dal mio pensiero ogni retorica sulla ricchezza, su quanto questa possa allontanare dai celestiali beni di cui è padre dei poveri lo Spirito Santo, e riconosco, come lezione di vita che valga solo per me, mentre prego per quell’anima non più popolare, ora, di quanto non lo sia quella di un misconosciuto ex abitante terrestre passato a migliore o a peggior vita, quanto veramente sia difficile spogliarmi di ogni cosa, soprattutto di me stesso, per accogliere l’infinito nella finitudine dell’essere indegno che sono, ben prima di ritrovarmi disteso in una bara.  

♱ servo inutile♱



domenica 18 giugno 2023

Tutto è vanità

                                                        


Sic transit gloria mundi

Gli occhiali appoggiati sul ripiano, il vecchio orologio che scandisce il tempo inesorabile, l'anima che si distende e si estende, per dirla con il Santo di Ippona. Gli strumenti umani di Vittorio Sereni che ci sopravvivono:


"...non c'è molto da opporgli, il tuffo
di carità il soprassalto in me quando leggo
di fioriture in pieno inverno sulle alture
che lo cerchiano, là nel suo gelo al fondo,
se gli porto notizie delle sue cose,
se le sento tarlarsi (la duplice,
la subdola fedeltà delle cose;
capaci di resistere oltre una vita d'uomo,
e poi si sfaldano trasognandoci anni o momenti dopo)
su qualche mensola..."


Rifletto sul giorno in cui essi saranno passato, sul tutto che è vanità, e su tutte le cose che sono in travaglio e nessuno potrebbe spiegarne il motivo: "Non si sazia l’occhio di guardare, né mai l’orecchio è sazio di udire”. Custodendo gelosamente ogni preziosa stilla di esistenza donata dal Signore onnipotente, gli oggetti che mantengono la speranza e la preghiera di un altro giorno.


                                                         Marcusenor



martedì 13 giugno 2023

Ecumania, vade retro!

 

                                         


Le varie preghiere, le varie novene, i vari pellegrinaggi, le varie settimane per l’unità dei cristiani senza l’Eucaristia sono aria fritta.
(Beato Carlo Acutis)


Sulla via polverosa del sacro cammino evangelico per l’unità dei cristiani, alla ricerca della mano affettuosa della SS. Vergine Maria, schiene di santi giganti mi anticipano e generosi si girano verso i miei passi.
Mi offrono la mano per condurmi fuori dai turbini d’aria che il Maligno si diverte a gettare sulla strada.
Le sferze ventose mi costringono spesso a piegarmi, a nascondere occhi e labbra, ma non lascio il tracciato, guidato, ormai, solo dal battito dei meravigliosi Cuori ai quali mi sono consacrato rinunciando a Satana, al mondo, al peccato e a me stesso.
Mi è sufficiente intravedere il trafiggere della vera luce il velo di nuvole al silicio che tenta di soffocare e ammorbare il respiro, per sapere che la fatica di restare sul duro e stretto sentiero è la scelta della Croce, l’unica scelta possibile, l’unica giusta.
Afferro, tra dubbio e rassegnazione, tra disperazione e speranza, tra il giorno e la notte della fede, mani calde, forti, morbide che mi conducono quasi cieco verso quelle di Gesù e Maria.
A volte perdo la presa, preda delle mie angosce interiori ed è allora che affiorano, come un reflusso d’anima sulla mia lingua, i frammenti della Parola che, un tempo, assiso distrattamente in faccia alla Sacra Mensa, non comprendevo, ricusavo, trascuravo, non riconoscendone quel potere salvifico che ci avvolge prima di comunicarci con il Cuore Eucaristico.
San Newman canta per guidarmi dalle tenebre verso la luce, come altri viaggiatori già rifulgenti della Gloria dell’Altissimo, cantano: “ I Padri mi fecero cattolico ed io non intendo buttare a terra la scala con la quale sono salito per entrare nella Chiesa”.
E di questa lode intendo Maria, Scala di Giacobbe e Porta del Cielo.

♱ servo inutile♱




venerdì 9 giugno 2023

La famiglia è pericolosa e va sterilizzata

 




Il fumo di Satana è penetrato all'interno della sfera intima della casa e dell’esistenza, violando spazi e tempi sacri.
Siamo importunati dalle telefonate moleste di miriadi di gestori del cosiddetto libero mercato, da messaggi telefonici a qualsiasi ora.
Non ultimo lo smart working, in verità già al suo fine corsa post-pandemico, che agisce sul senso di responsabilità (schiavitù) nell’ottemperare alle richieste lavorative di domenica, a Natale, in giorni di matrimonio o funerale.
Un disturbo continuo che impedisce la riflessione interiore e il dialogo con il prossimo: siamo alla mercé di una marea crescente di lutulenze e brusii di fondo.
I figli non appartengono più alla famiglia.
L'esproprio è avvenuto lentamente.
Silenziosamente i giovani sono stati allontanati culturalmente dai genitori, dai quali si vogliono legati solo da un mero vincolo di parassitismo opportunistico.
Quarant'anni fa un ragazzino passava meno del venticinque per cento della giornata fuori di casa. Anno dopo anno, il mondo ha invaso più del sessanta per cento del tempo con attività e compagnie totalmente estranee al nucleo famigliare e al conseguente ethos, composto di abitudini, regole, orari e codici di comportamento.
Finiti i pasti consumati insieme, le preghiere, lo studio in salotto sotto la supervisione della madre, attenta a evitare distrazioni di sorta.
Terminato il gioco in cortile che avveniva comunque in un ambiente "domestico" coerente con le atmosfere famigliari, oggi sostituito da torme di tiktoker avidi di monetizzazione e visibilità virtuale a partire dai 10 anni d’età.
Anticipare l'obbligo scolastico a tre anni - come auspicato dai corifei del new brave worldè servito a scardinare gli ultimi bastioni di un legame tradizionale e di un rapporto paideutico con i propri genitori.
Il mondo educherà adeguatamente allo spirito del tempo e non vi saranno più resistenze o pericolosi orpelli, retaggi familiaristici portatori di patriarcato e scorrettezze wokiste.
La famiglia costituisce il nucleo fondante della polis, della sua unicità e identità, per tale motivo è considerata pericolosa e va sterilizzata.
Per il nuovo demoniaco corso la madre è solo un'incubatrice, come lo è la famiglia decapitata della figura ordinativa, protettiva del padre, utile solo a ottemperare al mero soddisfacimento di bisogni e desideri, come femminismo integrale da mezzo secolo sbraita, e non più luogo di educazione e trasmissione di fede e appartenenza culturale.

                                                      Marcusenor



giovedì 8 giugno 2023

Mostruoso egotismo, mania ossessiva, introversione

                                             

 

Devo potere, devo vincere la nevrosi, l’amore, la disperazione.
(Da “Ho scelto l’oppio” di Banine)



La mia anima era malata, il mio cuore straziato.
Accadde a Natale, come accadde a Paul Claudel, ch’io mi commossi al canto del Magnificat e ancora mi commuovo.
Vi sono malinconiche compiacenze, il crogiolarsi nella lamentazione, alle quali la carità paolina non è certo sorda, ma il mondo dei coach della motivazione, sì.
Si scelgono gli psicologi invece dei confessionali, perché sono stati abbandonati, perché i confessori non sono all’altezza dei loro antichi predecessori, perché il sacramento della riconciliazione è gratis, e ciò che non costa nulla è meno attendibile di una consulenza da 100 euro l’ora.
Leggo il diario della conversione di Umm el-Banine Assadoulaeff, stanca di vivere inglobata da se stessa, pronta ad innamorarsi perdutamente di Cristo, ma non ancora del tutto sconfitta dall’aridità sentimentale di un uomo che lei ha rivestito della sua malata, femminile idolatria.
Scegliere tra l’amore sacro e l’amor profano, è decidere di rinnovare le promesse battesimali, così stoiche da indurre alla fuga chiunque esalti la sfrenata concupiscenza sull’altare del proprio sano egoismo.
Che male c’è? Satana sussurra.
Infinitesime crepe ad ogni sperticata e immotivata lode ai pargoli contemporanei, si divaricano in squarci profondi dell’anima, permettendo al veleno del mondo, dall’adolescenza alla prosecuzione indefinita della stessa, di penetrare in un abisso di melliflue consolazioni terrene, corollari d’accidia a un impercettibile disgusto per la vita.

♱ servo inutile♱

Ritorno da una famiglia della luce (terzo giorno)

 


Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
(Giovanni 14,27)



Una notte di scompiglio elettrico e insonnia.
Tuoni annunciano l’ultimo giorno di questo ritiro eremitico sotto l’egida del Santo Spirito, invocato danzando felicemente, sottomessi a mani sollevate al soffitto, senza preoccuparsi di cosa possa accadere al suo arrivo.
Mi astengo dall’aderire alla danza e al cantare propiziatorio, non per timidezza, ma conformato dalle mie veglie solitarie di preghiera, avulse dalle suppliche comunitarie, segnato da un’anticristiana, atavica repulsione per le relazioni umane.
Poi, a immagine e somiglianza della burrasca notturna, un equilibrio diurno si spezza, una meccanica violenta si snoda dalla mia lingua e, l’inespresso, tenuto sottochiave nella settima stanza del mio castello interiore, si estroflette in bufera nella confessione del mio amore sconfinato per il Santissimo Sacramento, nella mia rabbia impietosa contro chi l'offende anche solo con l'indifferenza.
É l’incontro di fratelli nella fede che, per alcuni dolorosi minuti, lottano senza comprendersi, per ritrovarsi poi, al cospetto della Santa Eucarestia, abbracciati nella pace.


♱ servo inutile♱


mercoledì 7 giugno 2023

Ritorno da una famiglia della luce (secondo giorno)

 




Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera.
(Romani 12:12)



In alto, una crisalide d’azzurro erompe da una variabilità grigia del mondo fluttuante.
Attendo un miracolo di fiamme tra le mie costole?
O è il mio spirito che cerca un pretesto per divampare in una sagitta ignea?
Ancora una brina leggera m’imperla il cuore, poiché l’ascolto e la lettura delle definizioni vergate in font Times New Roman su maxi schermo, a una distanza di sicurezza tra il dire e il fare, non mi appaiono ancora propedeutici a una disciplina mistico-liberale per entrare, già in questa valle di lacrime, nel Regno dei cieli in mezzo a noi.
Mi forgiano nel pio e consapevole esercizio del sacrificio di lode, che in segreto offro ai Sacri Cuori di Gesù e Maria, la contemplazione dei misteri del Santo Rosario ricomposti in rasi policromi sulla lava spenta del pavimento claustrale, la Santa Messa e l’Adorazione del Santissimo.
La mia flebile rapsodia respiratoria, asincrona rispetto al sali e scendi diaframmatico degli altri adoratori, accompagna il contrappunto della mia nuova condizione interiore tra le sinuose curve del tempo, sulle quali s’inerpicano le volontà di ognuno fino al limitare dei vespri, prima che l’oscurità labiale della notte non baci quel che resta della luminosa curva dell’orizzonte.
E fu sera e fu mattina…


♱ servo inutile♱







martedì 6 giugno 2023

Ritorno da una famiglia della luce (primo giorno)

 





Mi feci ricercare da chi non mi interrogava, mi feci trovare da chi non mi cercava.
(Isaia 65,1)


Assetato di ascetismo interiore, varco un’antica porta tra rocce e geometrie d’eremo in cui si ordiranno per me, ricami di parole.
Dalle labbra di un vivace e preparato relatore, una trama organizzata di significative onde sonore ricade sulle mie difese, sul mio castello interiore.
Ho deciso di abbassare il ponte levatoio costringendomi a condividere, con ascoltatori sconosciuti, a volte interlocutori, in altri momenti invitati ad arrendersi allo Spirito Santo che aleggia dal piccolo lago di pianura ai boschi sull’altura, quest’ umile dimora che fu consacrata a lodi e silenzio.
In un tempo così terreno mi offro al mistero della preghiera integrale rivolta al cielo, frutto del dono della fede, effuso in forme e modi diversi così affini alle sculture di sabbia che le urla e i sussurri del vento strappano all’aridità del deserto, dove altri, prima di me, trovarono la fonte dell’adorazione perpetua al Dio dell’ immensità e delle piccole cose, il posto accanto a quell’ ultimo occupato dal Redentore del Mondo.
Cenobita marginale, io resisto inevitabilmente al rovesciarsi passivo, in me, d’insegnamenti elargiti per il mio bene e per quello di tutti gli astanti.
Acusmatico ribelle, ripeto incessantemente, tra mente e cuore, l’esicasmo della pietà incardinato nel grido del cieco di Gerico rivolto al Figlio di Davide.
E fu sera e fu mattina…

♱ servo inutile♱


lunedì 5 giugno 2023

Un applauso non si nega a nessuno

 



Se pertanto viviamo nello Spirito, camminiamo anche secondo lo spirito. Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.
(Galati, 5)


Nell’elogio della vita al contrario identifichiamo chiaramente le grammatiche della pars destruens dello stato di crisi perenne.
Termini entrati come mine metastatiche nel linguaggio e nella mente: resilienza, inclusività, emergenza, sostenibilità.
Poco alla volta il linguaggio modifica il pensiero e nel giro di un paio di generazioni anche abitudini, codici ed etiche.
Lo stato di crisi come propellente del progresso.
Così lo spinoziano Einstein auspicava la messa in discussione della legge eterna in nome di un sedicente e illusorio sol dell’avvenire.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti o di chi ha occhi per vedere, ossia la legittimazione del nichilismo quale elemento fondante del new brave world, grottescamente rappresentato da vacue manifestazioni di buone intenzioni, sentimentalismi d’accatto, indignazioni a scadenza.
Persi nella rivoluzione permanente di trozkiana memoria, ci dimeniamo in dieci centimetri di acqua in preda a emotività e ipocondrie di ogni sorta.
Senza Dio tutto è permesso: vivi meglio, costruisci e distruggi a tuo piacimento nella migliore tradizione della società liquida.
Liquidamente ti adatti per ben presto evaporare nel nulla da cui sei venuto.
I principi, ovvero ciò da cui partire, diventano inutili zavorre da abbandonare quanto prima in nome della libertà di esprimersi.
Tutti si sentono in diritto di fare e volere tutto, a qualsiasi età e in qualsiasi condizione, anche a costo di apparire inadeguati.
Il senso del ridicolo è scomparso dall’estetica e dal comune senso del pudore.
Un applauso non si nega a nessuno, anche perché, un bel giorno, potrebbe succedere a me di trovarmi davanti a quel pubblico, a ballare scompostamente o a stonare cantando una mediocre melodia, anelando al celebre quarto d’ora di celebrità evocato da Warhol.
Paolo Sorrentino, in un racconto di qualche anno fa, chiosò: “ Morti i semplici, ci siamo affacciati noi, torvi, sinistri, finto tenebrosi del segreto della vita. Credevamo di essere diventati complessi, ma eravamo ruzzolati solo nell’essere complicati”.


                                                      Marcusenor

venerdì 2 giugno 2023

In equilibrio sull'abisso

 




Il silenzio e la solitudine non sono altro che il segno visibile e il mezzo prezioso di un’ascesi che intende annientare ogni “idolo” che pretende di essere adorato al posto di Dio.
(San Bruno fondatore dell’Ordine dei Certosini)


Mi si chiede sempre di me stesso, ovunque io vada, mi fermi, riparta, guardi, ascolti, gusti, tocchi, ovunque il mio pensiero si posi.
Questo ingombrante essere, esserci è fonte di disperazione, ma mi si vuol far credere sia l’unica  verità, l’unico regno, l’unica via di salvezza, il ricettacolo del relativo, della disobbedienza creativa.
Debbo credere d’essere la chiave di volta, il concio che si oppone alla naturale spinta verso il Creatore.
Satrapo di un territorio minuscolo, sono tentato di pensarmi monarca assoluto di un possedimento vuoto, riempito dall’inconsistenza della mia vanagloria.
I maestri dell’orgoglio mi istruiscono, mi vogliono convincere che io non sono la pietra di scarto, anzi, la quadratura perfetta del cerchio, il compasso che misura la mia esaltazione, la genetica di un'evoluzione atea, determinismo di un superuomo in equilibrio sull'abisso, il proprio abisso.
Ma al limitare di questo spazio formato dagli scaltri costruttori di egolatrie svetta il segno della redenzione che, per occhi accecati dall’amor proprio, dall’autostima, dalla motivazione a vivere senza un giusto motivo, è un invisibile ammonimento.
Cadute le cataratte abrase dalla saliva impastata nel fango dal mio Signore, posso affermare, prono, con le braccia aperte, accolto dal duro pavimento della penitenza: “Stat Crux dum volvitur orbis”… la Croce resta ferma mentre il mondo ruota.

♱ servo inutile♱


Vorrei... un Dio più sostenibile

                                                   Che cosa sono io senza di Te se non la guida di me stesso verso l’abisso. (S.Agostino - C...