Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
(Giovanni 14,27)
Una notte di scompiglio elettrico e insonnia.
Tuoni annunciano l’ultimo giorno di questo ritiro eremitico sotto
l’egida del Santo Spirito, invocato danzando felicemente,
sottomessi a mani sollevate al soffitto, senza preoccuparsi di cosa
possa accadere al suo arrivo.
Mi astengo dall’aderire alla danza e al cantare propiziatorio, non
per timidezza, ma conformato dalle mie veglie solitarie di preghiera, avulse dalle suppliche comunitarie, segnato da un’anticristiana,
atavica repulsione per le relazioni umane.
Poi, a immagine e somiglianza della burrasca notturna, un equilibrio
diurno si spezza, una meccanica violenta si snoda dalla mia lingua e, l’inespresso, tenuto sottochiave nella settima stanza del mio
castello interiore, si estroflette in bufera nella confessione del
mio amore sconfinato per il Santissimo Sacramento, nella mia rabbia impietosa contro chi l'offende anche solo con l'indifferenza.
É l’incontro di fratelli nella fede che, per alcuni dolorosi
minuti, lottano senza comprendersi, per ritrovarsi poi, al cospetto
della Santa Eucarestia, abbracciati nella pace.
♱ servo inutile♱
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