Perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore.
(Romani 14:8)
La fabbrica della morte non si ferma, destra e sinistra - nella peggiore tradizione della coincidenza degli opposti - partecipano alla necrofiliaca notte di Valpurga. Il Veneto della migliore sanità del paese si dimostra all'avanguardia nel triste primato del secondo caso di "omicidio" volontario approvato e legittimato dalle istituzioni che, anziché garantire dignità e assistenza, somministrano morte.
Lo psicopompo Cappato afferma che alla signora Gloria è "stata risparmiata una fine orribile". È inimmaginabile pensare ai tormenti di quella povera anima nelle ore e nei minuti che hanno preceduto la terribile pratica.
Cos'altro può e deve desiderare un morituro se non il conforto dell'estrema unzione, della confessione e dell' assoluzione dai peccati, preparando l'anima all'eterna unione con Dio?
L'orizzonte umano, dimentico della sfera trascendente, si fa piccolo e smarrito in una notte senza tempo, dove la sofferenza non trova né ragione né giustificazione.
L'uomo terrorizzato dal dolore fisico decide così di vivere nel dolore dello spirito, fino a togliersi la vita.
L'orizzonte spirituale, totalmente cancellato dal quotidiano dell'uomo moderno, produce queste depravazioni e disperazioni.
Ringraziando il Signore, questi restano e resteranno rari casi di vittime sedotte dalle sirene delle magnifiche sorti progressive: mosche intrappolate nella ragnatela dell'ateismo e del salvarsi da sé.
La legge eterna vive e l'ordine del bene trionfano, ogni giorno, nel cuore degli uomini di buona volontà cristianamente ispirati.
Marcusፒenor