…canterò
con lo spirito, ma canterò anche con l’intelligenza…
(1
CO 14,15)
Per
la sua ordinazione sacerdotale, un giovane seminarista chiede che
durante il rito presbiteriale si accompagnino brani di Don Marco
Frisina e altre composizioni presuntamente "tradizionaliste";
rifiuta la messa beat dei focolarini di "Generazione nuova"
o altre composizioni ispirate dal rinnovamento spirituale, tanto da
attirarsi critiche e qualche mal di pancia.
Si
tratta dell’annosa questione della musica sacra in ambito
liturgico, dal Concilio di Trento fino a San Pio X che con il motu
proprio "Tra le sollecitudini" definì con meravigliosa
chiarezza i confini di dette pratiche. Furono proprio i Padri
tridentini ad affrontare le problematiche legate alla prassi
polifonica con particolare attenzione al "cantus
occultans literam, qualis est in figurata modulatione" (il
canto che nasconde il testo, come avviene nel canto figurato) e la
conseguente salvezza della polifonia - avvenuta secondo tradizione -
grazie alla Missa Papae Marcelli di Giovanni Pierluigi da
Palestrina.
Come
detto, Papa Sarto intervenne rilevando l'importanza della musica
liturgica in quanto: "... la musica sacra deve per conseguenza
possedere nel grado minore le qualità che sono proprie della
liturgia"; il pontefice precisa ulteriormente che: "...
deve essere santa, e quindi escludere ogni profanità".
In
queste frasi appare chiaramente ciò che il Santo Padre riteneva
pericoloso e fuorviante, prima di tutto per la liturgia, che non deve
essere turbata da elementi distraenti e fuori contesto, identificando
nel canto gregoriano tradizionale il "supremo modello di musica
sacra" e all'opposto, nello stile teatrale, il meno acconcio ad
accompagnare le funzioni del culto, per la sua: "…intima
struttura, il ritmo e il cosiddetto convenzionalismo di tale stile
non si piegano, se non malamente, alle esigenze della vera musica
liturgica".
Da
queste considerazioni è facile valutare ciò che è suonato oggi
nelle chiese, sia per quanto attiene la conformità dei testi sia
nell'utilizzo totalmente inopportuno di voci e strumenti. La tecnica
compositiva, esemplare della struttura ritmica, melodica e armonica -
oltre al timbro degli strumenti utilizzati - accompagna e sottolinea
il significato del testo, esercitando nell'animo di chi ascolta una
determinata impressione; testi e suoni che, ahinoi, tradiscono
spiritualità generiche, ripetitive, buone per tutte le occasioni o
in ogni caso svuotate della profonda e intima comunione cristiana
esaltata dai canti ereditati dagli antichi padri, setacciati e
inscritti nei preziosi codici liturgici, scevri da vuoti
esibizionismi, volti esclusivamente a cantare la maestà del Verbo
rivelato.
Marcusፒenor
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