lunedì 5 giugno 2023

Un applauso non si nega a nessuno

 



Se pertanto viviamo nello Spirito, camminiamo anche secondo lo spirito. Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.
(Galati, 5)


Nell’elogio della vita al contrario identifichiamo chiaramente le grammatiche della pars destruens dello stato di crisi perenne.
Termini entrati come mine metastatiche nel linguaggio e nella mente: resilienza, inclusività, emergenza, sostenibilità.
Poco alla volta il linguaggio modifica il pensiero e nel giro di un paio di generazioni anche abitudini, codici ed etiche.
Lo stato di crisi come propellente del progresso.
Così lo spinoziano Einstein auspicava la messa in discussione della legge eterna in nome di un sedicente e illusorio sol dell’avvenire.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti o di chi ha occhi per vedere, ossia la legittimazione del nichilismo quale elemento fondante del new brave world, grottescamente rappresentato da vacue manifestazioni di buone intenzioni, sentimentalismi d’accatto, indignazioni a scadenza.
Persi nella rivoluzione permanente di trozkiana memoria, ci dimeniamo in dieci centimetri di acqua in preda a emotività e ipocondrie di ogni sorta.
Senza Dio tutto è permesso: vivi meglio, costruisci e distruggi a tuo piacimento nella migliore tradizione della società liquida.
Liquidamente ti adatti per ben presto evaporare nel nulla da cui sei venuto.
I principi, ovvero ciò da cui partire, diventano inutili zavorre da abbandonare quanto prima in nome della libertà di esprimersi.
Tutti si sentono in diritto di fare e volere tutto, a qualsiasi età e in qualsiasi condizione, anche a costo di apparire inadeguati.
Il senso del ridicolo è scomparso dall’estetica e dal comune senso del pudore.
Un applauso non si nega a nessuno, anche perché, un bel giorno, potrebbe succedere a me di trovarmi davanti a quel pubblico, a ballare scompostamente o a stonare cantando una mediocre melodia, anelando al celebre quarto d’ora di celebrità evocato da Warhol.
Paolo Sorrentino, in un racconto di qualche anno fa, chiosò: “ Morti i semplici, ci siamo affacciati noi, torvi, sinistri, finto tenebrosi del segreto della vita. Credevamo di essere diventati complessi, ma eravamo ruzzolati solo nell’essere complicati”.


                                                      Marcusenor

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