L'uomo, nato di donna, vive pochi giorni ed è sazio d'affanni;
spunta come un fiore, poi è reciso
(Giobbe 14, 1-2)
La contemporaneità verrà ricordata per la sua tracotanza. Il pensiero del terzo millennio è animato dal delirio soggettivista dell'agire finalizzato a cambiare il mondo e quando non può cambiarlo - perché la realtà oggettiva resiste e non si lascia dominare dal pensiero illuminista - lo reinterpreta.
Assistiamo con sgomento ai tentativi di riscrivere il passato, i classici vengono riletti, financo stravolti, deformati, invertiti per non dire cancellati.
La cosiddetta "cancel culture" è un fenomeno subdolo, perverso che si infiltra inquinando tutto ciò che è lustrale, antico, simbolico, rituale oserei dire apotropaico.
Dalla riscrittura dell' Odissea alla modifica del Padre Nostro, alla rivisitazione di Otello fino alla storia travisata in chiave psicofreudiana.
Questo pensiero è pervaso dal delirio di onnipotenza che, attenzione, anela alla morte, consciamente o inconsciamente, cercando la liberazione gnostica dal mondo, dal dolore, dalla espiazione.
Possiamo dire che la sedicente egemonia culturale sta producendo - non certo da adesso - i suoi fiori del male; un male - a loro dire - dovuto alla "colpa" originale dell' esistere, una colpa irredimibile in quanto totalmente sconosciuta del trascendente.
Una pars destruens destinata all'annientamento di codici fondamentali e imprescindibili dell'essere umano ma, come osservato nei recenti infernali accadimenti della progressista California, ritratti mariani e crocifissi restano miracolosamente intoccati dalla foia distruttrice delle fiamme.
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