giovedì 15 agosto 2024

Assunzione: dormizione e transito della Beata Vergine Maria

 


Il racconto del Transito Romano 

(Vat. Gr. 1982, f.181-189, sec. XI)

Attribuito al teologo ed evangelista san Giovanni, che narra come la Madre di Dio, tutta santa, si
addormentò e come la stessa madre incorruttibile del Signore nostro fu traslata 
(M. Erbetta, Gli
Apocrifi del Nuovo Testamento, Marietti Editori, Casale Monferrato, 1969)

Il racconto in breve

Dopo la morte di Gesù, Maria aveva terminato la sua missione sulla terra ed ecco che un giorno le
apparve Gesù sotto forma del grande angelo per annunziarle che dopo tre giorni sarebbe morta.


 Quando intese dal Signore che stava per lasciare il corpo, il grande angelo si recò da lei e le disse:
“ Maria, levati: prendi questa palma che mi ha consegnato colui che piantò il paradiso; dalla agli
apostoli, perché cantando inni la portino dinanzi a te: di qui a tre giorni lascerai il corpo. Io ti manderò
tutti gli apostoli perché non ti lascino finché non sarai trasportata là dove dimorerai nella
gloria” (T.R. 2). 


A quella vista Maria disse: “Perché mi hai portato soltanto una palma e non una per ogni apostolo?   Se la do ad uno, ho paura che gli altri mormoreranno”. Ma Gesù le rispose: "essa sarà strumento di molti prodigi e metterà alla prova tutti gli uomini di Gerusalemme. Per chi crede essa sarà manifesta e nascosta a chi non crede” (T.R. 3). 

Avuta la visione, Maria si recò al monte degli Ulivi. La luce dell’angelo la precedeva ed ella teneva in mano la palma. Quando giunse sul monte, questi sussultò con tutti i suoi alberi, i quali piegarono le cime, adorando la palma in mano a Maria (T.R. 3). 
Dopo, Maria tornò a casa e questa subito tremò per la palma gloriosa che teneva in mano. Passato il tramonto, si recò nella sua camera nascosta; quivi depose su un lenzuolo la palma. Si levò gli abiti, prese acqua, si lavò il corpo e si rivestì di altri abiti dopo aver benedetto Dio per averla scelta e per averle promesso di farle passare felicemente i cieli per introdurla nel settimo e prega anche suo figlio di assisterla in questo passaggio (T.R. 9-12)
Finita la preghiera, Maria uscì e ordinò all’ancella di casa: “Chiamami i parenti e chi mi conosce; di loro: “Maria vi chiama”.  La domestica andò a chiamarli come le era stato comandato.


Giunti, Maria disse: “Padri e fratelli, aiutiamoci con opere buone e fede nel Dio vivente. Domani
lascerò il corpo per l’eterna mia requie. Levatevi, dunque, e usatemi una grande gentilezza. Non vi
cerco né oro né argento; tutto ciò è vano e corruttibile. Vi domando solo una cortesia a mio riguardo, compiendo ciò che vi dico e restando con me questi due giorni e queste due notti. Ciascuno di voi si procuri una bella lampada e non la lasci spegnere in questi tre giorni; così, nel frattempo, potrò manifestarvi ciò che ho in mente che io possa dirvi gli ultimi miei desideri prima di allontanarmi di qui”. 
L’ordine di Maria fu da tutti eseguito (T.R. 13). 


Arrivarono anche gli apostoli portati da una nube. Mentre Maria pregava e proferiva l’amen, giunse improvviso su una nube, Giovanni.
Bussò alla porta di lei, aprì ed entrò. Maria, vedendolo ne fu scossa interiormente. Scoppiò in
singhiozzi, incapace di trattenere le lacrime e così di tacere per il grande dolore. Ad alta voce esclamò:
“Padre Giovanni, non dimenticare le parole del maestro, ciò che ti ha chiesto per me dunque il
giorno nel quale ci lasciò ed io piangevo” (T.S. 15). Tu eri lì ed hai udito ciò che mi rispose:
Giovanni veglierà su di te!”. 
Quindi Maria disse a Giovanni: “Dopodomani uscirò dal corpo. Padre Giovanni, fammi il favore: proteggi il mio corpo, deponilo in una tomba e con i tuoi fratelli, gli apostoli, custodiscimi dai sommi sacerdoti. Li udì con le mie orecchie dire: “Se troveremo il suo corpo lo bruceremo; è da lei che uscì quel seduttore!” (T.R. 17). 
Giovanni si scusa dicendo che doveva eseguire il comando del Maestro di evangelizzare e, saputo della vicina morte di Maria, protesta che avrebbe voluto morire lui invece di lei; piangono insieme e si consolano.
All’arrivo degli altri apostoli, venuti parimenti con la nube che li portò davanti alla porta di Maria
essi pregano per sapere perché il Signore li aveva traportati lì, poi entrano da Maria e la salutano:
“Maria, nostra sorella, madre di tutti salvati, la grazia del Signore sia con te!” Ed essa risponde: “La
grazia sia anche con voi”. E li abbracciò. 


Giovanni esortò i compagni dicendo: “Ora, fratelli miei non piangete affinché lei non sia turbata: è questo ciò che il nostro Maestro mi manifestò allorché, durante la Cena, mi appoggiai sul suo petto; per tema che, vedendoci piangere, la folla che la circonda esiti in cuor suo e dica: “Anch’essi hanno paura della morte! Facciamoci piuttosto coraggio con le parole del diletto” (T.R. 27). 
Maria gli mostrò gli abiti funebri già pronti e sedette in mezzo agli apostoli che passarono la notte pregando ed ascoltando le esortazioni di Pietro fino al sorgere del sole. (T.R. 30-31).


Mentre Pietro parlava e confortava le folle, giunse l’aurora e spuntò il sole. Maria si alzò, uscì
fuori, recitò la preghiera che le aveva dato l’angelo, e dopo la preghiera si stese sul suo letto e portò
a compimento la sua missione. Pietro si sedette presso il capo di lei, Giovanni ai piedi e gli altri in
circolo attorno al suo capezzale (T.R. 32). 
Verso l’ora terza del giorno, avvenne un gran terremoto e si diffuse un gradevole profumo tanto che, per la profusione del profumo tutti furono presi dal sonno, ad eccezione soltanto delle tre vergini. Le fece vegliare affinché testimoniassero sulla cura delle esequie di Maria madre del Signore e sulla gloria di lei. Ed ecco che improvvisamente si presentò sulle nuvole il Signore Gesù con una innumerevole moltitudine di angeli santi: entrò con Michele e Gabriele nella camera dove era Maria, mentre gli angeli inneggiavano standosene fuori della camera.
Quando il Salvatore entrò, trovò gli apostoli attorno a Maria e li salutò (T.R. 33). 
Maria allora aprì la bocca e benedì dicendo: “Ti benedico perché hai compiuto ciò che mi avevi promesso e non hai rattristato il mio spirito. Tu mi avevi promesso che non avresti permesso che gli angeli venissero presso l’anima mia, e che saresti venuto tu da lei; ed ecco che mi accade, Signore, secondo la tua parola. Chi sono io, misera, per essere giudicata degna di una tale gloria?”. 
Così dicendo portò a compimento la sua missione con il volto sorridente rivolto verso il Signore (T.R., 34). 
Il Signore l’abbracciò, prese la sua anima santa, la pose tra le mani di Michele, l’avvolse in pelli delle quali è impossibile manifestare la gloria. Noi apostoli abbiamo visto l’anima di Maria affidata alle mani di Michele in una perfetta forma umana, ad eccezione dei tratti di femmina o di maschio, senza altro all’infuori della somiglianza di ogni corpo, e uno splendore sette volte più grande. 
Nel vedere un’anima così splendente Pietro disse a Gesù: “Chi può avere vestimento così candido come Maria?”
E Gesù rispose: “O Pietro, tutti gli eletti sono così” (T.R., 35]. 
Intanto Gesù comandò a Pietro: 
“Proteggi accuratamente il corpo di Maria, mia dimora, ed esci dalla sinistra della città, troverai un
sepolcro, deponivi il corpo ed aspettate fino a quando vi parlerò” (T.R., 36). 


Pietro doveva guidare il corteo funebre dal Sion al Getsemani passando a sud del recinto del tempio erodiano.
Per non offendere nessuno, la palma fu messa sul feretro; gli apostoli caricarono sulle spalle il
lettuccio di Maria per portarlo al Getsemani. Pietro intonò l’inno: “Israele uscì dall’Egitto, alleluia!”(T.R., 37). 
 
Il Salvatore e gli angeli erano sulle nubi a una certa distanza davanti al lettuccio inneggiando
invisibili: si udiva soltanto la voce di una grande moltitudine, tanto che uscì fuori tutta Gerusalemme (T.R.,38). 
Quando i sommi sacerdoti udirono il frastuono e la voce degli inni ne furono turbati e
dissero: “Che è questo frastuono?”. Qualcuno rispose: “Maria uscì dal corpo e gli apostoli
cantano inni intorno a lei”. E subito Satana entrò in essi dicendo: “Alziamoci e usciamo.
Uccidiamo gli apostoli e bruciamo il corpo che portò quel seduttore”,

Ma gli assalitori furono colpiti da cecità ad eccezione di uno di essi, il gran sacerdote Iefonia, che arrivò a toccare il feretro con l’intenzione di rovesciarlo: lo toccò nel punto ove si trovava la palma: subito le sue mani si incollarono al lettuccio, furono troncate ai gomiti e rimasero sospese al lettuccio (T.R. 39). Solo per l’intercessione di Pietro, che fece fermare il feretro e suggerì a Iefonia di rivolgersi a Maria, poté essere salvo e, mediante dei rami di palma, quando salì in città, come gli aveva ordinato
Pietro, risanare quanti credettero. (T.R., 40-44). 


Deposta Maria nella cameretta nuova di una necropoli nella valle del Getsemani, gli apostoli se ne stettero ad aspettare, seduti davanti la porta della tomba la nuova venuta di Gesù, discorrendo tra di loro. Il soggetto era  la dottrina, la fede e molti altri. 
Ecco che giunse dai cieli il Signore Gesù Cristo con Michele e Gabriele; si sedette in mezzo a loro e disse a Paolo: “Paolo, mio prediletto, non rattristarti per il fatto che i miei apostoli non ti hanno rivelato i misteri gloriosi. Ad essi li ho rivelati in terra, a te li rivelerò nei cieli”.


Fece poi un segno a Michele con la voce propria degli angeli e scesero verso di lui le nubi; in ogni
nube c’erano mille angeli che si posero a cantare davanti al Salvatore. Il Signore disse a Michele di
innalzare il corpo di Maria su di una nube e trasferirlo in Paradiso. Quando il corpo fu innalzato, il
Signore disse agli apostoli di avvicinarsi a lui e saliti sulla nube cantavano inni con voce angelica: il
Signore comandò alle nubi di partire in direzione dell’Oriente verso la regione del paradiso. Giunti
nel paradiso deposero il corpo di Maria sotto l’albero della vita. Michele portò la di lei anima santa
che deposero nel suo corpo e così riebbe la vita (T.R., 45-46). Gli Apostoli videro in Paradiso che
due soli avevano il corpo: Gesù e Maria. 

Il sepolcro del Getsemani rimase vuoto.    



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