Non faremo nomi, tanto è facile esercizio - per i più smaliziati - scovarli nei solchi del succedersi dei
decenni, poiché i cattivi maestri appartengono sia all’area che si oppone apertamente alla tradizione e alla difesa della fede, sia all’interno del corpo mistico della Chiesa e del mondo cattolico.
I protagonisti di questa riflessione sono sempre piaciuti al cosiddetto “sistema”, appoggiati e legittimati nelle loro opere e pensieri, e santificati laicamente al momento del trapasso.
Uno dei tratti comuni di tali personaggi è la pochezza intellettuale e personale che li contraddistingue; penia che deve essere compensata con operazioni di sopravvalutazione propagandistiche tali da renderli digeribili e presentabili alla più ampia platea possibile.
Ovviamente gli attori in parola devono pedissequamente ottemperare ai diktat imposti da think tank e
pensatoi vari; qualora a uno di essi venisse in mente di disobbedire scatterebbe immediatamente la tagliola e la conseguente damnatio memoriae.
Analizzando più da vicino il fenomeno che, ribadiamo, è caratteristico e peculiare – ma non unico - della seconda metà del novecento, vi troviamo atei che professandosi apertamente anticristiani e anticattolici, ottengono grande considerazione proprio negli ambienti che affermano di avversare. In questo caso, approfondendo le biografie di siffatti personaggi, si riscontrano facilmente indizi che richiamano allo gnosticismo spurio, alla new-age, alla teosofia, alla psicanalisi, all’esistenzialismo pessimista e privo di redenzione.
Nel campo apparentemente opposto troviamo laici e ordinati, i quali, molto più subdolamente professano un vangelo inquinato da relativismo e personalismo, nonché aperture a clamorose e gravi eresie.
Alla base di questi ultimi si ravvisano elementi socialisticheggianti, per non dire marxisti affascinati dal materialismo dialettico che aborra la trascendenza e attribuisce alla materia pensante il ruolo dell’assoluto.
Il campo di battaglia è vasto e variegato, dalla politica all’arte, dal mondo accademico alla società civile, ahinoi! con il forte rischio che qualcuno di essi sia pure canonizzato.
L’abilità con cui il marketing ideologico trasmette informazioni crea – con gioco facile, vista la poca
avvedutezza dell’uomo moderno – falsi miti ed eroi romantici donchisciotteschi, di fatto interessati più al tornaconto pecuniario che ad altro.
Ed è il solito monito “follow the money” a guidarci nello smascherare i maneggioni in parola; libri,
contributi pubblici, sponsorizzazioni, cattedre, conferenze in giro per il mondo, ospitate tv e abbonamenti social nonché acquisire posizioni di potere finalizzate a torbidi ricatti e opportunismi.
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