Quello che è male ai Tuoi occhi io l'ho fatto
(salmo 50,6)
Quando smisi di chiamare peccato, il peccato e mi affidai alle vie oscure della psicanalisi, feci morire la mia coscienza e zittii la mia anima e il suo sussurro così affine alla brezza dell'Oreb che carezzò Elia.
Leggo il Miserere di Davide dopo ch'egli, con inganno e azione omicida, s'accoppiò senza sentimento con la bellissima Betsabea.
La psicanalisi accarezza con sussurro postmoderno l'ego, elevando l'io ad altezze smisurate, inaccessibili all'umiltà, espressione di un'ubris resa manifesta in tutta la sua tenebra sotto le specie dell'idolatria, in spregio al primo comandamento scolpito nella pietra dei duri di cuore e di cervice; inutile ammonimento per chi ha un cuore puro, dono di una grazia che non s'invoca in ossequio al manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
Mio Dio, quante volte ti ho sconvolto il cuore, pensando che un eterno essere non possa provare tristezza per le mie azioni, dettate dall'adorazione di un me stesso inventato da un'etologia antropologica, votata alla distruzione del sacro in me, all'annientamento di un'anima che non mi appartiene, come non m'appartiene questo corpo disfatto dall'amore di sé, prossimo alla restituzione improvvisa, secondo un'imperscrutabile Volontà Divina che giammai avverte, quando strappa l'umano dalla valle di false gioie, simile ad un ladro nella notte.
♱ servo inutile♱
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