domenica 7 maggio 2023

Tu sei altare, Agnello e Sacerdote eterno




Distruggiamo l'albero con il suo frutto, sterminiamolo dalla terra dei viventi;
affinché il suo nome non sia più ricordato
(Geremia 11:19)


La chiesa è vuota, una struttura neogotica che mi separa dal fragore di voci e motori, una pausa da un’aria nervosa forgiata nel vetro e nel metallo.
Il rosso lume m’indica la tua presenza, o mio Gesù, fratello silente, frammento di vita in un pane segregato.
Respiro inpigliato in un’invisibile rete d’incenso; flebili stille di luce schiariscono le penombre d’altari votivi, tingendo d’un vago vermiglio sculture di Te e tua Madre mostranti Sacri Cuori sanguinanti e aperti a fedeli sempre più rari.
Controcorrente al flusso statistico che implacabile segna la fine di un rigoglioso cristianesimo della partecipazione, cado in ginocchio davanti all’oro del tabernacolo e ti adoro disattendendo a qualsiasi estetica d’un nuovo corso ecclesiastico.
E ti chiedo perdono per tutte quelle volte che non mi sono preso cura di te, rifiutandomi d’incontrarti dove tu sei Altare, Vittima e Sacerdote.
E scavando tra le ossa del mio petto, Pater dopo Pater, Ave dopo Ave, rinvengo misere vanaglorie ustionate da un dolore affine a una perdita, raramente adombrate da una frenata gioia, un abbozzo di fiore dal vuoto del mio sterile centro, al ritrovarti amico malgrado quello che sono e quello che avrei potuto essere.

♱ servo inutile♱

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