Le incrostazioni che l'egemonia culturale gramsciana ha lasciato in chiunque sia andato a scuola dopo la fine della Riforma Gentile, sono strati intermittenti di calcare nelle vie mnesiche dei nostri encefali.
Che tu abbia frequentato la scuola pubblica, privata o cattolica, è indifferente.
Hai assorbito la tua dose di calcio e zolfo, in special modo sottoforma di solfato di calcio, gesso che strideva sulla lavagna se non spezzato, prima dell'era dei pannelli interattivi.
Un vecchio adagio, ancora attuale, spifferava: "In Italia, tutti scrivono e nessuno legge."
Bravo, bene, 7 +.
E allora, dove l'editoria guadagna, a parte il tanto al quintale pagato dai riciclatori di carta, alias libri, quotidiani e riviste invendute?
Dai miliardi che da sempre sono spillati ai cittadini che non leggono, cioè la maggiorparte di coloro che soffre, secondo statistiche sempre aggiornate e falsamente allarmiste, di analfabetismo di solo andata, al netto degli studenti di ogni ordine e grado che usano ormai uno slang italo-inglese costruito su un migliaio di parole smartphonizzate, a essere generosi.
Il circolino degli antipatici (anti-fa-na-ra ) gode, dal 1945, di lauti contributi, solo quest'anno pari a 85 mln di euro.
Gli altri, quelli che sono passati al bosco editoriale, come Robin Hood nella foresta di Sherwood, i libri li devono vendere veramente per sopravvivere e se li vendono, aiutati anche dalle sceneggiate "Bella, ciao", dell'ultima kermesse tutta loro "Più libri, più liberi"... di rompere i maroni, è molto probabile che siano volutamente e liberamente cercati.
Volumi comprati a carrettate, non certo per ottenere il patentino dei buoni, di coloro che ovunque salgono in cattedra, insegnano, latrando, slogan sessantottini arruginiti come le loro chiavi inglesi Hazet 36, cosa siano il bene e il male assoluti e chi li esercita.
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