martedì 31 dicembre 2024

Cronache non apologetiche da Bolzano e dintorni





I giorni del Natale passati a Bolzano sono stati occasione per assistere alle liturgie cattoliche della comunità tirolese. Il duomo, piuttosto che la chiesa barocca di Gries, ci hanno offerto celebrazioni rigorose e attente - pur nonostante rifacenti al messale di Paolo VI. La ricchezza e la munificenza verso l'istituzione religiosa consentono cura e attenzione che, di conseguenza, si traduce anche in rispetto e devozione. La cittadinanza sud tirolese sente profondamente l'appartenenza a queste terre e difende l'ethos secolare dagli inquinamenti della modernità e del progressismo polimorfo anelante l'indifferenziato.

Questa realtà è forse ciò che assomiglia di più al concetto di polis greca. In effetti la provincia autonoma di Bolzano è una sorta di "città stato", abbastanza contenuta nelle dimensioni, sufficientemente autonoma, dove vigono regole e cautele impensabili in altri contesti, dove forse, meglio che da altre parti, si è realizzata una forma di spontanea conciliazione di politica, morale e religione tra il singolo e la comunità. Da notare - a margine - che in queste zone la resistenza agli obblighi vaccinali è stata tra le più strenue del paese. In queste parti il benessere si preserva e trasmette attraverso una attenta osservazioni delle tradizioni - a partire dalla lingua. 

Il governo è qualcosa di più che semplice autonomia; qui la "cosa" pubblica è affare da gestire localmente, senza se e senza ma. Nelle scuole in lingua tedesca non si accede secondo i canoni buonisti del melting pot. Se non provieni da una famiglia di lingua tedesca e non porti cognome tedesco difficilmente puoi ottenere certe posizioni e certi percorsi formativi. I giovani si formano - anche studiando all'estero - per poi tornare in loco e contribuire al benessere della zona. Ovviamente di tutto ciò se ne parla poco o nulla a livello nazionale. Vige una sorta di patto sottaciuto: noi ci gestiamo a modo nostro e accettiamo formalmente di essere italiani, voi non vi intromettete nel nostro ambiente.
 
Un piccolo esempio, che forse rende meglio di altri l'atmosfera di questi luoghi: qui il primo e unico centro commerciale è stato aperto una ventina di anni fa, ampliato da poco, tuttavia limitato e frequentato per lo più dai "nuovi" italiani. Dall'altra parte il centro storico è popolato da eleganti negozi, gestiti da generazioni dalle stesse famiglie. Le attività che commerciano prodotti autoctoni prosperano, mentre si fatica a trovare McDonald's o catene globalizzate; nelle cosiddette zone italiane dilaga la marea nera del mercato esotico, dei negozi etnici e del conseguente corredo di degrado e immiserimento.

La coabitazione con gli "italiani" è certamente migliorata negli anni, ciò nonostante le due comunità vivono percorsi distinti e separati, financo in ambito professionale con consistenti differenze stipendiali e di posizione.
Con queste osservazioni non voglio fare il panegirico di nessuno, certamente si segnala come in certe condizioni contingenti - vivere in uno stato di occupazione permanente - venga spontaneo residuare e resistere alla violenza eterodossa imposta in forza di legge, facendo leva sulla tradizione, sul senso di appartenenza e sul bisogno di auto determinazione. 

                                                        Marcusenor




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