martedì 3 ottobre 2023

La Chiesa pre-conciliare godeva di ottima salute

 

                                                     

 Spesso mi sono trovato davanti a chiese chiuse in pieno giorno; mancano i sacrestani e le perpetue che garantivano le aperture e le guardianie, consentendo a chi ne avesse bisogno di potersi raccogliere per qualche minuto in preghiera davanti all'altare.
Segno dei tempi e di templi che rischiano di non essere più tali.
 

Il Vaticano II, nelle intenzioni, doveva ravvivare la fede e avvicinare il mondo al Vangelo. Dissero che la Chiesa era in crisi e quindi necessario adeguare la dottrina allo spirito dei tempi che cambiano.
In realtà la Chiesa pre conciliare godeva di ottima salute. I primi sessant'anni del novecento, nonostante le tragedie belliche, hanno registrato la miracolosa e straordinaria fecondità di Santi e Beati amati e venerati, nonché pontefici straordinari nell'esercizio del magistero.
A questo proposito ricordiamo Papa Sarto, Benedetto XV, Ratti e Pacelli.
Encicliche e apostolati mirabili. I seminari e i conventi pieni di giovani desiderosi di vita ecclesiale, chiese e parrocchie partecipate e sentite vivamente dalla comunità dei fedeli.
I sacerdoti vicini ai drammi e alle necessità dei parrocchiani. Presenti nella vita delle famiglie, confessori e conoscitori dei problemi di ogni nucleo famigliare erano un punto di riferimento spirituale nonché capaci di soccorrere alle necessità pratiche di chi versava in condizioni di difficoltà.
A  distanza di sessant'anni dal concilio, il confronto con la situazione della Chiesa attuale appare impietoso e sconsolante, dimostrando inequivocabilmente il fallimento degli obiettivi preposti a conclusione dei lavori.
Ma, come si dice - perseverare è diabolico - e mai come in questa fase della vita del cattolicesimo romano si intravedono ombre sinistre che affermano una cosa per arrivare, in realtà, al suo esatto opposto.
Ulteriore indizio a conferma di questi pensieri è la pochezza teologica degli argomenti addotti dallo Spadaro in questa ormai sinodalità perenne.
Il linguaggio è degno di un Recalcati o di una Ferrante qualsiasi. Il ricorso a giri di parole, paralogismi vuoti e tautologie buone come slogan pubblicitari.
Nulla che richiami alla retta dottrina, alla conversione e al timor di Dio.
Si dice tutto e niente, si lascia intendere in una frase per smentire nelle successive. Tecniche dissimulatorie degne della peggior PNL, chiaramente atte a far digerire l'indigeribile.

                                                          Marcusenor

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