Se
qualcuno predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia
anatema…vi dichiaro dunque, fratelli, che il Vangelo da me
annunziato non è modellato sull’uomo; infatti non l’ho ricevuto
né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo(Galati
1)
Nella
prassi moderna e progressista la forma non ha alcuna importanza.
Il
sessantottismo ha introdotto la filosofia de "tu", lo stile
"nù jeans e na maglietta" oppure del tristemente noto: "chi
sono io per giudicare" e
“chi siete voi per giudicarmi”.
L'abito
talare, la pulizia del sagrato, rivolgersi al religioso con
riverenza, inginocchiarsi di fronte all'altare. Piccoli ma
fondamentali gesti, oggi considerati superflui, retaggio di etiche
superate.
In fondo,
affermano i cosiddetti moderni, la sostanza non cambia.
Personalmente
non riesco a vederla in quest'ottica: considero un grave errore
separare la forma dalla sostanza, poiché è proprio nella forma e
nel rigore del rito e della prassi che si manifesta il katechon in
tutta la sua forza, unico argine che separa dalla kenosis e dall'amor
vacui tanto caro al post modernismo.
La
"sinodalità", le piramidi rovesciate, l'uno vale l'altro,
sono filosofie buone forse nei kolchoz, non certo quando si tratta di
deposito della fede o nel dovere di essere pastori di greggi.
Pastori
che, oggi
più che mai, dovrebbero
essere autorità
dottrinali e morali, guide capaci di indicare il cammino e mettere in
guardia dalle trappole dell'anticristo.
Marcusፒenor
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