venerdì 26 maggio 2023

Non separare la forma dalla sostanza


Se qualcuno predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema…vi dichiaro dunque, fratelli, che il Vangelo da me annunziato non è modellato sull’uomo; infatti non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo
(Galati 1)


Nella prassi moderna e progressista la forma non ha alcuna importanza.
Il sessantottismo ha introdotto la filosofia de "tu", lo stile "nù jeans e na maglietta" oppure del tristemente noto: "chi sono io per giudicare" e “chi siete voi per giudicarmi”.
L'abito talare, la pulizia del sagrato, rivolgersi al religioso con riverenza, inginocchiarsi di fronte all'altare. Piccoli ma fondamentali gesti, oggi considerati superflui, retaggio di etiche superate.
In fondo, affermano i cosiddetti moderni, la sostanza non cambia.
Personalmente non riesco a vederla in quest'ottica: considero un grave errore separare la forma dalla sostanza, poiché è proprio nella forma e nel rigore del rito e della prassi che si manifesta il katechon in tutta la sua forza, unico argine che separa dalla kenosis e dall'amor vacui tanto caro al post modernismo.
La "sinodalità", le piramidi rovesciate, l'uno vale l'altro, sono filosofie buone forse nei kolchoz, non certo quando si tratta di deposito della fede o nel dovere di essere pastori di greggi.
Pastori che, oggi più che mai, dovrebbero essere autorità dottrinali e morali, guide capaci di indicare il cammino e mettere in guardia dalle trappole dell'anticristo.

                                                          Marcusenor





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