mercoledì 3 settembre 2025

Statalismo dispotico e distopico



Lo Stato, nella sua definizione idolatrica, entra in tutti gli ambiti del privato, dall'educazione dei figli (obbligo scolastico a partire dai tre anni di età), al trasferimento dei risparmi di genitori e nonni magari necessari per l'acquisto di una casa, per far fronte a qualche spesa imprevista o semplicemente come legittimo regalo che deve essere attenzionato e giustificato al panottico dell'agenzia delle entrate, oppure dalla quantità e qualità di munnezza "prodotta" dal suddito contemporaneo (perfino minacciato dagli zelanti controllori della differenziata ortodossa con tanto di salate ammende e pubblico ludibrio) fino ad arrivare agli estremi drammatici di determinare - tramite i sacerdoti laici della pubblica funzione - il termine della vita di un essere umano, come per la data di scadenza di uno yogurt, decidendo obtorto collo quando una vita può essere definita "degna".

Lo Stato come entità spirituale, hegelianamente parlando il famoso "dio che fa il suo ingresso nel mondo" risultato di un sedicente e capzioso processo razionale diventa pura "statolatria" ovvero una sorta di misticismo civile da celebrare come un idolo e al quale immolare sacrifici rituali.

In fondo, in nome del bene comune tutto diventa lecito e legittimo, anche il "sacrificio del cervo sacro" - se questo comporta il ripristino del corso degli eventi - attraverso la somministrazione gentilmente offerta dalla scienza di una pozione di cicuta indiscutibilmente sicura ed efficace.

A questo proposito vale la pena citare alcuni dei mirabili passi della Rerum Novarum, luminosa ed ispirata enciclica di S.S. Leone XIII: "...l'uomo sotto la legge eterna e la provvidenza universale di Dio, è provvidenza a sé stesso"; più avanti leggiamo:"...la famiglia, ha dunque, per la scelta e l'uso dei mezzi necessari alla sua conservazione e alla sua legittima indipendenza, diritti almeno uguali a quelli della società civile"  infine il Santo Padre Gioacchino Pecci ammonisce:"è dunque errore grande e dannoso volere che lo Stato possa intervenire a suo talento nel santuario della famiglia".

Osservazioni  e moniti sacrosanti che mettono in guardia dalla deriva egualitarista, materialista, impersonale e soffocante di uno statalismo sempre più simile a certa letteratura distopica - che sembrava ormai alle spalle condannato dalla storia - ma invece più vivo che mai e che, come un novello Proteo, ha la capacità di trasformarsi e trovare nuove forme di perverso adattamento.

                                                   Marcusenor

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