sabato 23 agosto 2025

Grandezza e miseria dei viaggi secondo Dino Buzzati.


Dipinto di Dino Buzzati (1957): la piazza del Duomo di Milano, trasformata

oniricamente in paesaggio alpino.


Nel gennaio 1948, Dino Buzzati (Belluno, 1906 — Milano, 1972) scrive, per la rivista del TCI Le vie d’Italia, l’articolo «Grandezza e miseria dei viaggi», da collegare a quello («Le idee degli antichi sui viaggi»), pubblicato pochi mesi prima da Arturo Brambilla, con cui, sin dagli anni del liceo, si trova in sintonia (v. Lettere a Brambilla, 1985). L’amico aveva contestato il presunto spirito di avventura degli antichi, i quali in realtà non praticavano il turismo e non amavano gli stessi viaggi compiuti per necessità. Buzzati afferma che la velocità dei viaggi moderni rimpicciolirà il mondo e il turismo di massa ne distruggerà il mistero. (incluso il mondo stesso, ndr)

Passare la frontiera, visitare i paesi stranieri, trasferirsi da un punto della terra è ancora una cosa difficile, a Dio piacendo. Ma non facciamoci illusioni. Appena gli ultimi trattati di pace avranno la firma, e i paesi di tutto il globo si saranno messi d’accordo, e i confini non saranno piú che linee immaginarie di demarcazione,sguarnite di cippi, barriere e guardie armate [...], quando il cosiddetto progresso delle comunicazioni dilagherà senza ritegno, [...], quando i treni-saetta, le autostrade intercontinentali, gli aeroplani a razzo e ultrasonici si lanceranno in assoluta libertà da un capo all’altro del pianeta e gli elicotteri di famiglia in gita domenicale da Milano approderanno, a seconda delle stagioni, dinanzi all’albero dei supplizi nel villaggio antropofago o alla suprema cresta del K2 sfavillante al sole sul tetto del mondo, quando con relativo buon mercato, poche ore di tempo e assoluta sicurezza fisica ci si potrà portare agli antipodi, o al Polo, o nel cuore del Sahara, quando sarà arrivata l’età gloriosa, in cui le distanze praticamente non sussisteranno piú; allora la terra, questo nostro antico regno, che ci era parso sterminato, misterioso e in un certo senso indomabile, sembrerà una miserabile e angusta palla, un avaro piedestallo su cui non sarà piú possibile muoversi senzaurtarci; e considerando la esiguità dello spazio a nostra disposizione, ci mancherà il respiro. 

Quel giorno, per una delle fatali contraddizioni che sembrano aspettare al varco l’umanità, allo scopo di ricordare la sua sostanziale miseria, quel giorno tutti gli immensi sforzi compiuti per rendere agevoli i viaggi e farne una specie di paradiso, proprio tale paradiso distruggeranno di colpo. Perché il primo fascino del viaggio è lontananza e mistero. Lontananza e mistero non ci saranno piú e noi ci guarderemo intorno, desolati, come il bambino che ha voluto vedere bene come era fatto dentro il trenino e adesso si trova in mano soltanto un mucchietto informe di rotelle e di pezzi di latta [...]. 

Un senso di miseria e di strana solitudine sempre ci prende, e non sappiamo spiegarne bene il perché, quando ci accorgiamo che la Natura è diventata meno forte di noi. Dopo il primo spontaneo moto di orgoglio, un presentimento oscuro quasi ci avverte che di là noi andremo incontro allo squallore e alla tristezza sconsolata, propria della raggiunta conoscenza [...]. 

E come le cose piú belle si pagano piú care, per una legge che non soffre eccezioni, cosí noi, smantellando gli ultimi segreti della Natura, giorno per giorno trasformiamo questa vecchia terra da conturbante giardino inesplorato in tavola pitagorica [...]

Pensiamo a che povera cosa sarà ridotto il mondo, se andremo avanti per molti anni di questo passo [...] Sembrano bestemmie, lo so. Eppure bisognerebbe con fermezza impedire che il percorrere la superficie terrestre diventi troppo facile.

(Articolo tratto dalla rivista Il Covile)


giovedì 21 agosto 2025

Teoria e prassi dell'immunizzazione dai cretini (che sono sempre gli altri)



Il quotidiano " La Repubblica" interviene nella diatriba che ha coinvolto il ministero della salute e il comitato di esperti identificato con l'acronimo Nitag; tra le righe si disvela il vero volto e lo spirito che aleggia ormai dal 2020, pretestuosamente, prendendo le mosse dal pandemonio virale, spingendo ad estremizzazioni le diverse posizioni e sensibilità non solo in materia epistemologica ma anche nella visione del mondo presente e futuro.

I fogliettanti, eredi della buonanima Scalfari, sostengono che nella destra mondiale e italiana da Trump a Putin (sic!) fino alla Meloni "non è difficile scorgere un disegno antiscientifico"; non solo, la cosiddetta destra sovranista è portatrice di, udite udite: "affermare un individualismo portato all'estremo", financo il "rifiuto di contemplare il bene comune come orizzonte condiviso...e di coltivare scetticismo nei confronti di qualsiasi autorità (sic sic!!!) non sia sacralizzata dal voto e dal consenso del popolo".

Lasciamo perdere e ad altra occasione l'indagine sulle vere e autentiche radici ideologiche delle destre storiche (molto più vicine ad istanze collettiviste e antitradizionali di quanto non si voglia far credere) per non parlare delle derive liberali, altrettanto pericolose e moralmente inquietanti.

Così, finalmente, si è squarciato il velo di maya, gettato le maschere e palesato le autentiche motivazioni che hanno ispirato e ispirano tuttora gli apprendisti stregoni delle sedicenti autorità scientifiche che, nascosti dietro il paravento dei famosi "dati", delle sensate esperienze e certe dimostrazioni, perseguono finalità ideologiche, politiche, filosofiche e mistiche.

Non vi è stato nulla di sanitario nelle decisioni intraprese dal 2020 in poi; bensì si è voluto celebrare il trionfo neo illuminista della Dea Ragione, del pensiero identificante, del "sol dell'avvenire", del progresso che trionfa sulla natura, che piega e domina un divenire altrimenti (per loro) capriccioso e arbitrario.

Abbiamo assistito a vere e proprie "liturgie" materialiste, universaliste, un'autentica palingenesi sociale sancita dall'eucaristia laica conservata a meno ottanta gradi.

Il terrore della morte, del fatale morbo, del farsi portatori insani di malattia e di colpa irredimibile ha indotto nella popolazione uno stato emotivo parossistico che ha obnubilato anche le menti più lucide.

Terribile assente è stata la Chiesa governata dalle istanze cattocomuniste di bergogliana memoria che, fatta eccezione per qualche isolata e coraggiosa voce (tra gli altri i cardinali Burke e Muller), si è prestata alla violenza collettivista, scientista, ateista al punto di negare estreme unzioni e sacramenti. Una ferita aperta che non si rimargina, di fronte alla quale ognuno ne risponderà davanti al Padreterno.

Ribadisco che nel desolante panorama politico italiano e internazionale manca un movimento di ispirazione cattolica, capace di riprendere i temi della dottrina sociale della Chiesa mirabilmente indicati nella Rerum Novarum di S.S. Leone XIII, ancora oggi attualissimi, nonché straordinario argine ai deliri del positivismo militante del materialismo dialettico che, checché se ne dica, è vivo e vegeto e sotto mentite spoglie continua la sua opera dissolutrice.

Un movimento che sappia conciliare l'individuo nella sua sfera di autonomia, completezza e dimensione interiore; la categoria del singolo che trova spazio di espressione in una cornice comunitaria improntata alla solidarietà e alla carità cristiana, approcciandosi alle novità del mondo con umiltà, consapevole del suo ruolo nel creato e capace di resistere - grazie all'ispirazione, in tutti gli ambiti dei comportamenti quotidiani, della parola di Verità -  alla tentazione di onnipotenza e di superomismo.

                                                Marcusenor

lunedì 18 agosto 2025

L'incredibile rinascita cristiana della Gran Bretagna


Chi crede in me anche se è morto vivrà


La stampa britannica cerca di spiegarsi le ragioni che stanno riportando gli uomini a Cristo; non vogliono capire che, nonostante i tentativi del maligno, la forza del cattolicesimo trionfa su l'anelito di morte e dissoluzione che anima il pensiero sulfureo del progressismo modernista, materialista, immanentista, relativista.

Quando l'uomo vede e trova Cristo trova un porto e un rifugio sicuro, trova speranza e senso alla propria esistenza terrena.

Così sta succedendo in altri paesi che nei decenni passati sono stati infestati dall'ateismo militante: Francia, Belgio, Stati Uniti.

Rendiamo grazie alla Santa Vergine, ai Santi e al corpo mistico della Chiesa, ai tanti silenziosi operai della vigna del Signore che quotidianamente operano per il trionfo della luce sulle tenebre.

                                            Marcusenor


 

domenica 10 agosto 2025

Ubriacature e abbagli


Ciao sono Gemini cosa posso fare per te?


L'umanità è accecata dal nuovo idolo artificiale, una sorta di delirio di onnipotenza si è impossessato dell'uomo moderno, ebbro dall'aver "generato" una creatura capace di pensiero autonomo pressoché infinito facendosi così simile alla seconda natura eriugeniana.

Pare che nessuno sfugga alla presa di un discorso intimamente contraddittorio e ontologicamente inconsistente; può un essere finito generare un qualcosa di infinito?

Forse domande troppo difficili o forse, le risposte a queste domande potrebbero non piacere?

É oltremodo rassicurante per il contemporaneo immaginare di avere a disposizione in pochi click un genio della lampada con facoltà di risolvere i problemi e i mali del mondo, nella sua inimmaginabile potenza di calcolo, la macchina offre in una manciata di  secondi soluzioni, strategie, visioni e previsioni. Una sorta di oracolo autoindotto e autoprodotto dove il mezzo non fa altro che riflettere ciò che l'uomo vuole sentirsi dire nel più classico: "specchio, specchio delle mie brame, chi è il più bello del reame?".

Il professor Roncaglia (intervistato in questa occasione da Padre Benanti) si impiglia balbettando di "forza semantica" quando poco prima parla di: "paroline che una dopo l'altra riescono a formare una frase di senso compiuto", non considerando la profonda e sostanziale differenza tra sintassi e semantica e tra un software che emula il linguaggio e una mente pensante, che dalla notte dei tempi resta un mistero nella sua unicità creativa ed emozionale.

Ciò che credo vada affermato con forza è che questi simulacri digitali non devono essere sopravvalutati al punto da generare quel senso di ebbrezza che costò caro al mitologico Icaro.

Pare che il tentativo sia - più che "coscientizzare" l'artificiale - quello di digitalizzare l'umano (tramite la solita via transumanista) spogliandolo delle sue peculiarità "analogiche" di com-patire rendendosi partecipe del dolore e dell'angoscia del prossimo, trasmutandolo così in una macchina pensante - per l'appunto sintattica - meramente esecutrice di procedure standardizzate e freddi protocolli.

Stupisce e preoccupa la pochezza filosofica, epistemologica e teologica che anima il dibattito odierno sulla questione, quanto l'incapacità di uno sguardo complessivo scevro da emotivismi o catastrofismi.

Personalmente sono certo che, nonostante questi sistemi vengono e verranno sempre più introdotti a viva forza nel nostro quotidiano, l'uomo continuerà a sentire il bisogno di scrivere, disegnare, fotografare, scolpire, innamorarsi, commuoversi di fronte ad una immagine sacra e osservando il cielo riflettere sul mistero dell'esistenza.

                                                         Marcusenor

 


Vorrei... un Dio più sostenibile

                                                   Che cosa sono io senza di Te se non la guida di me stesso verso l’abisso. (S.Agostino - C...