Ciao sono Gemini cosa posso fare per te?
L'umanità è accecata dal nuovo idolo artificiale, una sorta di delirio di onnipotenza si è impossessato dell'uomo moderno, ebbro dall'aver "generato" una creatura capace di pensiero autonomo pressoché infinito facendosi così simile alla seconda natura eriugeniana.
Pare che nessuno sfugga alla presa di un discorso intimamente contraddittorio e ontologicamente inconsistente; può un essere finito generare un qualcosa di infinito?
Forse domande troppo difficili o forse, le risposte a queste domande potrebbero non piacere?
É oltremodo rassicurante per il contemporaneo immaginare di avere a disposizione in pochi click un genio della lampada con facoltà di risolvere i problemi e i mali del mondo, nella sua inimmaginabile potenza di calcolo, la macchina offre in una manciata di secondi soluzioni, strategie, visioni e previsioni. Una sorta di oracolo autoindotto e autoprodotto dove il mezzo non fa altro che riflettere ciò che l'uomo vuole sentirsi dire nel più classico: "specchio, specchio delle mie brame, chi è il più bello del reame?".
Il professor Roncaglia (intervistato in questa occasione da Padre Benanti) si impiglia balbettando di "forza semantica" quando poco prima parla di: "paroline che una dopo l'altra riescono a formare una frase di senso compiuto", non considerando la profonda e sostanziale differenza tra sintassi e semantica e tra un software che emula il linguaggio e una mente pensante, che dalla notte dei tempi resta un mistero nella sua unicità creativa ed emozionale.
Ciò che credo vada affermato con forza è che questi simulacri digitali non devono essere sopravvalutati al punto da generare quel senso di ebbrezza che costò caro al mitologico Icaro.
Pare che il tentativo sia - più che "coscientizzare" l'artificiale - quello di digitalizzare l'umano (tramite la solita via transumanista) spogliandolo delle sue peculiarità "analogiche" di com-patire rendendosi partecipe del dolore e dell'angoscia del prossimo, trasmutandolo così in una macchina pensante - per l'appunto sintattica - meramente esecutrice di procedure standardizzate e freddi protocolli.
Stupisce e preoccupa la pochezza filosofica, epistemologica e teologica che anima il dibattito odierno sulla questione, quanto l'incapacità di uno sguardo complessivo scevro da emotivismi o catastrofismi.
Personalmente sono certo che, nonostante questi sistemi vengono e verranno sempre più introdotti a viva forza nel nostro quotidiano, l'uomo continuerà a sentire il bisogno di scrivere, disegnare, fotografare, scolpire, innamorarsi, commuoversi di fronte ad una immagine sacra e osservando il cielo riflettere sul mistero dell'esistenza.
Marcusፒenor