CHI SEGUE ME NON CAMMINA NELLE TENEBRE
(Gv 8,12)
C’è
stato un tempo in cui, per distruggere l’anima attraverso esercizi
di semantica intellettuale, si fece un’inutile opera di
decostruzione, sostituzione della dimensione spirituale con la
divisione tragica e astratta, dall’antico teatro greco estratta con
forcipe ebraico, di conscio e subconscio.Oggi,
nell’era delle macchine quasi autonome, degli involucri di plastica
privi di coscienza che si aggirano su desolati tappeti d’asfalto,
quella struttura soverchiante brame mistiche, orientamenti
all’ineffabile silenzio divino, è una fatamorgana galleggiante sul
deserto informe che si è installato nella neurochimica cerebrale di
soggetti acefali, storpiati da continui aggiornamenti somatolaici,
egoinsostenibili, volti alla derubricazione di un mondo di fede,
suppliche, pentimenti, miracoli e grazie, ad epitaffio scrostato sul
Santo Sepolcro.Quando
l’uomo sarà definitivamente negato dall’incontrastata ascesa
dell’ologramma, solo allora risorgerà la creatura amata senza fine
dal Creatore; accadrà per incanto che un’edera ignea si
arrampicherà da un falso vuoto sulle suture opache del freddo
universo e avverrà che il calore di cuori di carne e sangue,
rimpiazzati per secoli da esangui pompe al titanio, che già
colmarono indegnamente la differenza tra pietra e striatura
muscolare, divamperà in stelle tra le costole.
♱ servo inutile♱
Nessun commento:
Posta un commento